I premiati
Anni ’60

1958 GIULIO RIGHINI
Il primo riconoscimento, venne assegnato con spontanea unanimità all’avv. Giulio Righini, professionista di molti meriti, interprete eccezionale durante la sua vita della cultura ferrarese. Nel gennaio del 1958 fu pertanto il professionista ferrarese ad aprire l’albo d’oro del Premio Stampa e la medaglia d’oro gli fu consegnata dall’avv. Antonio Boari, nel corso di una festosa serata in Castello, presenti le autorità cittadine che subito mostrarono interesse per un’iniziativa che voleva testimoniare l’attenzione professionale dei giornalisti, non solo per i fatti di cronaca della città ma anche per quanto si stava promuovendo per la ricostruzione morale e culturale, grazie al disinteressato prodigarsi di alcuni personaggi negati al protagonismo.

1959 ALFREDO CARPEGGIANI
Non più in Castello, ma proprio nella chiesa di San Giuliano, in una cornice di più raccolta intimità, il riconoscimento della stampa locale nel 1959, andò all’ing. Alfredo Carpeggiani, presidente dell’Amministrazione provinciale, Restauratore attento ed intelligente, amoroso e premuroso, del Castello Estense, nonché di palazzi e monumenti cittadini, l’ing. Carpeggiani, in quegli anni si era accattivato la simpatia dei giornalisti anche per il tratto gentile, per il buon gusto e l’equilibrio decisionale. Competenza e amore per le «cose» di Ferrara, stile di vita, cordialità di rapporti: Il Premio aveva preso subito la sua giusta direzione.

1960 RENZO RAVENNA
Vi fu poi una breve pausa e si dovette aspettare il 30 gennaio del 1962, per premiare congiuntamente per il 1960, l’avv. Renzo Ravenna e per il 1961 il prof. Nereo Alfieri. Il riconoscimento alla memoria, fu dedicato al professionista che per lunghi anni di amministrazione del Comune, quale podestà, aveva saputo celebrare degnamente Ferrara nell’arte e nella cultura, anche dopo la cessazione della sua attività. Il premio fu consegnato al figlio Paolo che doveva poi seguire le orme dei padre nella dedizione ai problemi cittadini.

1961 NEREO ALFIERI
Nereo Alfieri ricevette la medaglia d’oro dal prefetto, dott. Abbrescia. Il museo etrusco di Spina, che lo stesso Ravenna aveva voluto fosse collocato, nel ricostruito Palazzo di Ludovico il Moro, era stato completamente restaurato e le sue sale aperte al pubblico. A quest’opera di grande rifinitura aveva dedicato le sue forze appunto Nereo Alfieri, direttore del Museo e la sua abnegazione, la sua preparazione non potevano non avere il suggello del riconoscimento dei giornalisti

1962 GUALTIERO MEDRI
L’arte ha sempre avuto i suoi chiaro-scuri ed è raccontandone i fatti che emerge la verità, fatti che comportano sacrifici e umiltà. Erano tempi difficili anche per l’arte ferrarese. L’Amministrazione pubblica. come sempre alle prese con la burocrazia: frenante, faceva ciò che poteva. Il prof. Gualtiero Medri, ci si buttò da semplice cittadino con tutte le proprie forze e quale direttore dei Musei comunali, dedicò l’intera vita a difendere la ricchezza anche culturale di un così immenso patrimonio, ricordandolo e interessandolo nelle sue pubblicazioni. A lui «per l’assidua e meritoria opera di tutela e divulgazione de patrimonio artistico» fu assegnato il Premi rie|| 1962.
Già allo scadere del suo primo lustro il Premio Stampa era diventato un appuntamento cittadino. L’Associazione Stampa che lo aveva fondato, forte del concetto che nel giornalismo non esiste il delitto di indiscrezione ma semmai quello del deprecabile silenzio, lo aveva pubblicizzato e ne aveva avuto pubblico attestato di benemerenza dalla. Camera d Commercio (medaglia d’oro al merito nel 1961) e dalle Amministrazioni comunale e provinciale.

1963 GIUSEPPE BARDELLİNI
Nel 1963, medaglia d’oro e pergamena. furono appannaggio del sen. Giuseppe Bardellini, pubblico amministratore, parlamentare, scrittore e rievocatore fine e delicato della storia politica ed economica della nostra provincia. Il 4 marzo 1963 fu un giorno importante per Ferrara. L’allora Capo dello Stato, on. prof. Antonio Segni, il cardinale Amleto Giovanni Cicognani segretario di Stato, i Ministri della Pubblica istruzione e delle partecipazioni statali, inaugurarono la nuova sede dell’Università nel Palazzo di Renata di Francia, in Concomitanza con il 572° anno accademico. Il palazzo fu donato all’Università per farne sede del Rettorato e dei Servizi amministrativi, da un grande ferrarese, il conte Vittorio Cini ed alla sistemazione di quella sede collaborò proficuamente il magnifico rettore, prof. Gianbattista dell’Acqua. In un ideale moto di riconoscenza il 30 gennaio del 1965, venne congiuntamente attribuito al conte Ciri e al prof. Dell’Acqua, il Premio Stampa 1964.

1964 VITTORIO CINI e GIOVANBATTISTA DELL’ACQUA
Presente anche il sindaco della città, avv. Ferrari, pervennero il giorno della cerimonia telegrammi di compiacimento da parte di Mario Missiroli e da Adriano Falvo della Federazione della Stampa. || presidente dell’Associazione lesse queste motivazioni, Per il Conte Vittorio Cini: «La sua è stata una vigile e costante presenza a favore delle attività culturali cittadine, il conte Cini, oltre al personale intervento a favore della zona industriale, si era adoperato per il restauro del Palazzo di Ludovico il Moro, sede del Museo di Spina, e aveva donato il Palazzo di via Santo Stefano per se attività culturali ferraresi. Più recentemente ha assicurata alla nostra Università una nuova splendida sede, offrendo il Palazzo Renata di Francia».
Questa invece la motivazione per il prof. Giovanbattista Dell’Acqua: «A riconoscimento delle benemerenze acquisite nella lunga ed instancabile opera per il completamento delle facoltà e delle relative dotazioni della nostra Università, nonché per la sua costante e segnalata presenza nell’attività culturale destinata a richiamare nuovo lustro su Ferrara».

1965 PAOLO MAZZA
Per assegnare la palma nel 1965 si discusse con grande serenità e sulla scorta di valide documentazioni, arrivando ad assegnare il Premio al comm. Paolo Mazza, da molti anni presidente della Spal per aver saputo guidare con maestria tecnica ed organizzativa la società, portando la squadra in serie A nel 1951. La Gazzetta Padana di allora scrisse in occasione della cerimonia: «łł presidente dell’Associazione Stampa, avv. Antonio Boari, presenti tutte le autorità cittadine, con il prefetto dott. Abbrescia, ha letto la motivazione del conferimento del Premio Stampa al presidente della Spal, ricordandone la lunga ed appassionata attività a favore del sodalizio sportivo e le conseguenti notevoli benemerenze, acquisite nel settore turistico, per il richiamo che la partecipazione della squadra biancazzurra al campionato calcistico di Serie A, esercita nelle masse Sportive italiane verso sa nostra città». Parole di elogio al festeggiato vennero rivolte dai prefetto che consegnò personalmente la pergamena e la medaglia d’oro costituenti il Premio. Per la prima volta i giornalisti ferraresi si erano trovati unanimemente d’accordo nello scegliere un personaggio del mondo Sportivo. Ma erano davvero anni di eccezionale successo, mai più ripetuti, per la storia calcistica di Ferrara. Gli anni d’oro della Spal.

1966 ORFEO ΜΑRCΗΕΤΤΙ
Spaziando nelle varie discipline e branche in cui l’uomo affina le sue doti di cittadino, quale artista o professionista, produttore o operatore sociale, proprio per una provincia come la nostra, non poteva non esserci spazio per l’agricoltura, qualora vi fosse un personaggio che vi avesse dedicato mențę ē passione. Così nel 1966 i Premio Stampa venne indicato nel Cavaliere del Lavoro Orfeo Marchetti. Nella motivazione viene manifestata davvero tutta la riconoscenza che la stampa rivolgeva a Orfeo Marchetti in campi determinanti per le fortune del territorio: «A riconoscimento dei meriti acquisiti nell’arco di una vita operosa spesa nell’impegnativo settore delle attività di bonifica e dell’agricoltura, nel momento in cui al comparto economico si affacciano nuove e più ampie visioni concilianti le conquiste del passato con le attese e le speranze dell’avvenire, per il mondo agricolo». Sfilano, cosi, nella dissolvenza degli anni che si succedono, come nella dimensionē effettiva della funzione di un giornale, lo storie di Ferrara nelle sue molteplici sfaccettature, quelle della vita che è fatta, oltre che di avvenimenti, anche di lavoro e di dedizione.

1967 RAFFAELLO COLLEVATI
Il 1967 dettò ai giornalisti estensi l’opportunità di rivolgere il tiro verso le istituzioni ferraresi e fra queste l’arcispedale S. Anna che anche Goethe ricorda nel suo «Viaggio in Italia». Ma l’arcispedale di corso Giovecca è ben più noto di questo accenno. Così il Premio Stampa venne conferito al presidente del complesso ospedaliero, l’avv. Raffaello Collevati. Significativa e lusinghiera la motivazione che recita: «Per la costante e intelligente attività prestata alla presidenza dell’arcispedale Sant’Anna del quale, in questi ultimi tempi, sono state grandemente potenziate le attrezzature, aumentata la capacità ricettiva, sistemati importanti Servizi ambulatoriali, mentre è in corso l’esecuzione di nuovi padiglioni per la clinica medica e chirurgica della Università».
In occasione della manifestazione per la consegna del Premio a Collevati l’Associazione Stampa volle anche dare un tangibile segno della stima del giornalisti per le spiccate personalità dell’arcivescovo mons. Natale Mosconi, teologo e letterato, e del dott. Nicola Abbrescia che per anni aveva retto la Prefettura. Ad entrambi vennero consegnati una medaglia d’oro.

1968 RΟΜΕΟ SGΑRΒΑΝΤΙ
Con il 1968 si chiude un primo ciclo dei Premi Stampa dell’Associazione. Quell’anno venne insignito il dott. Romeo Sgarbanti, presidente della Camera di Commercio e gli venne dedicata questa motivazione: «L’appassionata opera svolta a profitto della città e della provincia, nel perseguimento e nel conseguimento di opere pubbliche e nell’impostazione di iniziative destinate a segnare un incremento della attività economiche, con particolare riferimento al comparto ortofrutticolo».
Erano i tempi dell’Eurofrut. Ricorreva quell’anno, il quarto centenario della nascita di San Francesco di Sales e l’arcivescovo Mosconi lo ricordö pronunciando le seguenti parole, accolte con profonda attenzione: «Dato agli scrittori e ai giornalisti cattolici quale efficace patrono celeste, li richiami con l’esempio, li diriga con l’attività affinché, non mai fałłaci a morivi di lucro, né ingannati da pregiudizi. ma imbevuti dello Spirito di Cristo e onesti cultori della verità, compiano il loro dovere per il bene comune e possano rendersi benemeriti della fede cattolica, della quale sono servitori”.
Un telegramma di adesione alla manifestazione pervenne anche dalla presidenza del Consiglio dei ministri.

1969 MARINO ORTOLANI
A prescindere dalla indispensabile collaborazione nell’ambito della cosa pubblica, la medicina per la sua stessa natura, ha sempre perseguito socialmente una evasione del singolo verso la Comunità. In termini di sicurezza una medicina prettamente sociale non ha senso se non in direzione collettivistica. Essa è «sociale» nella sua ideologia. Un interprete prestigioso di tale concezione era il prof. Marino Ortolani e ciò non poteva sfuggire ai giornalisti ferraresi i quali ne qualificarono la figura assegnandogli il Premio Stampa 1969, con questa citazione: «in riconoscimento dei meriti particolari acquisiti durante il lungo periodo di direzione dell’istituto provinciale per l’infanzia di Ferrara, al quale ha dedicato la sua scienza, il suo cuore. Oltre la fama di Scienziato internazionale, basata in particolare sugli studi per la soluzione dei problemi legati alla lussazione congenita dell’anca e del morbo di Cooley con l’organizzazione sociale per il riconoscimento della microcitemia, i giornalisti ferraresi ne intendono sottolineare, il particolare, l’apporto determinante al potenziamento dell’istituto per l’infanzia, mediante un’intelligente e sistematica opera costruttiva a favore di prematuri illegittimi anticipando così di vari decenni norme di legge successivamente entrate in vigore».

Anni ’70

1970 LUCIANO CHIAPPINI

Fu il turno della «storia», nel 1970, ad avere il suo riconoscimento, la storia di Ferrara, degli Estensi. Non potevano certo essere trascurati i meriti del prof. Luciano Chiappini. In occasione dell’incontro per la consegna del Premio che era già alla sua tredicesima edizione, il presidente dell’Associazione ne esaltò il valore, ne richiamò l’opera soffermandosi sul più recente lavoro storico «Gli Estensi», Al grande interprete delle vicende della storia patria fu ancora il Prefetto Abbrescia a consegnare la medaglia, Uno studioso, Chiappini, che da allora ha sempre dedicato la sua grande passione e competenza per aggiungere altri tasselli al mosaico delle testimonianze su Ferrara,

realizzando volumi entrati anche nel Circuito turistico.

 

1971 FLORESTANO VANCINI

Il Premio Stampa 1971 andò a Florestano Vancini, che lo ricevette nella Sala dei Giochi del Castello Estense. Giunto da Roma dove aveva lasciato il set del suo ennesimo film di successo. Le storie filmate di Vancini sono in gran parte riferite all’epoca moderna di Ferrara e alla dura realtà sociale della Bassa. Giornalista, si è affinato nel documentario con richiami al mondo socio-economico e alla tradizione culturale emiliano – romagnola.

Numerosi i suoi documenti, da “Uomini della palude”, a “La città di messer Ludovico”, a “Ravenna bizantina”. Passato al cinema a soggetto, nel 1955, come aiuto regista di Soldati ne “La donna del fiume”, esordì nel lungometraggio con quello che resta il più ricordato dei suoi film, “La lunga rotte del ’43” tratta da un racconto di Giorgio Bassani, in cui si rivive il dramma dei martiri del fascismo. Altri film verranno dopo, con lavori dedicati alla regia teatrale e lirica. Gianni Rondolino, in un profilo sul regista ferrarese scriveva: “Vancini va tuttora considerato, fra i nuovi registi italiani, uno dei più interessanti sia per s’impegno culturale con cui affronta i temi dei suoi film, sia per la correttezza linguistica che lo pone al di fuori dei facili sperimentalismi e delle mode passeggere”. I giornalisti colsero l’occasione della cerimonia del Premio Stampa per consegnare una medaglia d’oro di riconoscimento per i suoi lunghi anni di impegno a Renzo Valli, decano dei rappresentanti della stampa.

 

  1. GIORGIO PADOVANI

GIUSEPPE LONGHI

Il prof. Giorgio Padovani, autore della prima biografia su Biagio Rossetti, dirigente dell’ospedale psichiatrico di Genova Quarto, inesausto ammiratore e descrittore delle opere di arte ferrarese, e l’avv. Giuseppe Longhi, giornalista e scrittore (“Le donne, i cavalier, l’armi, gli amori e… la cucina ferrarese”; “La mia contrada”; “Cammin facendo sulla mia contrada…” ecc.) ricevettero insieme il Premio Stampa 1972, dal nuovo presidente dell’Associazione dei giornalisti, Mirto Govoni, e dal Sindaco della città.

Del prof. Padovani, a dimostrazione del suo attaccamento alla città, ci piace citare quanto egli stesso scrisse sul periodico “La Pianura” edito dalla locale Camera di Commercio, quando venne a tenere una dotta conferenza su Biagio Rossetti; “Grande è la mia soddisfazione di potervi parlare, in questa sede nobile ed ospitałe, sotto il patrocinio della Deputazione ferrarese di Storia Patria, come grande fu la mia commozione, quando, nel lontano 1934, già espatriato da Ferrara, venni eletto socio corrispondente del prestigioso Sodalizio”.

L’avv. Giuseppe Longhi che doveva poi dare alle stampe un’altra opera “łncontri con gli uomini della mia contrada” quando gli venne consegnato il Premio disse tra l’altro: “Quanti sogni caduti nel nulla. Ma vivere è anche sognare poiché, diversamente, non vi sarebbero giocondità su questa terra. Vivere è anche incontrarsi e oggi, qui, incontro dei Concittadini che hanno voluto assegnarmi questo riconoscimento di cui voglio sperare di essere degno…”.

 

1973 FOLCO QUILICI

Dopo Florestano Vancini, un altro regista ferrarese ricevette il Premio Stampa, nel 1973: Folco Quilici. A consegnarglielo fu l’allora presidente della Cassa di Risparmio, Giorgio Bissi, che gli offrì anche una serie di volumi della prestigiosa collana edita dallo stesso |stituto bancario, sull’arte ferrarese nel Rinascimento ed una medaglia ricordo nel centenario della stessa Cassa. Erano presenti il prefetto dott. Nicastro, il questore dott. Locchi, il presidente dell’Amministrazione provinciale Domenicali ed altre autorità. Mirto Govoni, presidente dei giornalisti disse di Quilici: «L’uomo che oggi premiamo non ha bisogno di presentazione, poiché tutti conoscono la fama ed i meriti, le sue attività letterarie, giornalistiche, cinematografiche e televisive. Quilici è rimasto legato alla sua città natale, dove è solito ritornare nelle pause tra un viaggio in India ed una spedizione nel Mar Rosso, Ritorna per questa sua Ferrara, ricca di storia e di fascino, per rievocare, con i vecchi compagni, il ginnasio di via Borgoleoni…» Quilici esordi giovanissimo con il lungometraggio «Sesto continente» (selezione ufficiale italiana alla mostra del cinema a Venezia nel 1954 e primo premio al Festival cinematografico di Mar del Plata). In seguito la sua produzione divenne numerosa ed eclettica, ricca di contenuti umani e sociali («Ultimo paradiso»; «Dagli Appennini alle Ande»; «Oceano» etc.). Effettua inchieste in TV per i programmi culturali sulla storia e problemi del Terzo mondo. Scrittore. giornalista, tocca sovente la problematica dei giovani (da ricordare il suo lavoro «Alla scoperta dei giovani»). Questa la motivazione letta dal presidente Mirto Govoni: «Scrittore, giornalista, uomo di cinema, per la passione, per il profondo e costante impegno culturale della sua opera, tesa ad esplorare la natura, a conoscere  e valorizzare le molteplici espressioni della civiltà umana a Ferrara, ove egli è nato ed è stato educato, in Italia e in tutto il mondo». Al terminę della manifestazione, alla Sala Estense, venne proiettato un documentario di Folco Quilici Sul Basso Ferrarese e quello, allora inedito, «la Toscana dall’alto».

 

1974 ORCHESTRA GINO NERI

Premio Stampa 1974. A pag. 104 del volume stampato dalla Cassa di Risparmio, pubblicato e diffuso dalla Associazione Stampa Ferrara nel luglio del 1977, dal titolo «L’orchestra a plettro Gino Neri: una tradizione musicale ferrarese”, autore Mario Pazzi, è scritta la motivazione che venne accompagnata al Premio. Recita: «ln settantacinque anni di vita e di instancabile perfezionamento musicale è divenuta creatura e strumento della passione e delle dedizioni di tre generazioni di ferraresi dei più diversi ceti, degna portatrice dei valori culturali della città, negli ambienti e nei concorsi nazionali ed inţernazionali”.

Il volume narra la storia di un complesso che Ferrara ha sempre amato, e che ancora oggi costituisce un motivo di orgoglio della città, per l’alto impegno professionale con cui i suoi componenti, via via succedutisi, hanno saputo impegnarsi in decine e decine di manifestazioni. con musiche Classiche e popolari. Con il Premio Stampa alla «Gino Neri» entrò nell’albo d’oro della manifestazione della stampa anche la tradizione musicarle ferrarese.

 

 

1975 GIORGIO BASSANI

Nell’arco di oltre trent’anni l’opera narrativa di Giorgio Bassani, ha avuto come centro o come sfondo, una città, Ferrara. Non quella mitica di Carducci e di D’Annunzio, non quella monumentale e metafisica cara al Novecento. ma una città riconoscibile nelle sue strade, nelle sue case, nei suoi abitanti, nelle date che ne definiscono la realtà e la storia.

Considerazioni, queste, tratte dalle note di commento di uno dei libri dello scrittore, formatosi alla scuola di Roberto Longhi. Da «Una città di pianura» (pubblicato sotto lo pseudonimo di Giacomo Marchi) a «Storie dei poveri amanti e altri versi», a «Gli ultimi anni di Clesia Trotti» (Premio Veillon), a «Cinque storie ferraresi» (Premio Strega), a «il giardino dei Finzi Contini» (Premio Viareggio), all’ «Airone» (Premio Campiello) è un susseguirsi di successi per lo scrittore ferrarese assurto anche alla presidenza di Italia Nostra. Ma crime ha scritto Massimo Grillandi; nel suo libro “Invito alla cultura di Bassani» (Mursia 1972-1973); «Le costanti, i fili conduttori della sua opera di poeta e di scrittore stanno nella fedeltà alle amicizie dell’età prima, nel profumo irripetibile di un passato che non torna, per quanto lo si rievochi, neppure nel ritorno scandito della pagina…». A Ferrara sono naturalmente legati i suddetti motivi di fondo. È a Giorgio Bassani, questo grande interprete letterario, che va il Premio Stampa 1975.

 

1976 ADRIANO FRANCESCHINI

Giunto alla diciannovesima edizione, il Premio dei giornalisti entra negli archivi Storici medievali e umanistico – rinascimentali. L’Assemblea decide di assegnarlo, infatti, ad un maestro di scuola elementare di Fondo Reno che, fuori dalla Scuola, ha dedicato e dedica tutta la sua vita alle ricerche Storiche, archivistiche, ferraresi degli anni più oscuri: Adriano Franceschini. Un personaggio di sconcertante modestia che buggeri al Consiglio direttivo dell’Associazione stampa di organizzare per la prima volta la consegna del Premio «a domicilio». Insieme al presidente e ai consiglieri, lo stesso sindaco di Ferrara. Radames Costa, si recò nella scuola di Fondo Reno e tra i banchi, tra i ragazzi che avevano ideato una festicciola per i loro insegnante consegnò il riconoscimento allo studioso.

Ed ecco la motivazione: «Profondo Conoscitore della Storia medievale e umanistico – rinascimentale, citato nella bibliografia italiana e straniera per l’originalità delle sue scoperte, Adriano Franceschini ha trattato Con metodo scientifico e illuminato acume, la Vita Sociale del Medioevo ferrarese, dell’Università di Ferrara, degli umanisti ferraresi”.

L’analisi dei contratti agrari di diritto privato e dei testi staturi di diritto pubblico del Comune di Ferrara; l’esegesi, con novità assoluta, della fase consolare riguardante i rapporti fra il Comune e il vescovo feudatario; lo studio dell’apporto riformista dato alle confraterrite nei riflessi politico – religiosi e assistenziali; il compendio della struttura degli organismi universitari del tempo, sono la sintesi delle sue opere. La sua figura di storico, di studioso, di umanista, di epigrafista ed acuto osservatore e scopritore di ogni documento che riguarda la cultura e la storia di Ferrara si compenetra in ammirevole simbiosi a quella di umile e prezioso operatore della Scuola».

 

1977 VEZIO BERTONI

C’è qualcosa di nuovo, di moderno, Dopo essere entrati in una scuola per individuare in un maestro elementare il «loro» personaggio dell’anno, i giornalisti ferraresi varcano il portone di una fabbrica in provincia: la Berco di Copparo. Lo stabilimento costituisce nel ferrarese il più importante punto di riferimento per l’occupazione. Ad averlo creato, a dirigerlo, è stato per decine d’anni Vezio Bertoni e proprio a lui venne assegnato nel ’77, con consensi unanimi, il Premio Stampa. É cavaliere del lavoro, presidente ed amministratore delle Officine meccaniche «Berco» di Copparo. Dinanzi ad autorità e rappresentanti del mondo imprenditoriale viene letta la motivazione del 20.o premio, il cavaliere che aveva colto la notizia dai giornali con molta soddisfazione ed orgoglio, non potè essere presente alla manifestazione. Di li a poco, purtroppo, venne a mancare. Così scrissero di lui i compilatori della motivazione: «A Vezio Bertoni quale riconoscimento dei valori del lavoro ferrarese espressi nella nascita e nella continua espansione dei mercati interni ed internazionali di un’attività produttiva le cui vicende sono indissolubilmente legate all’antica e recente storia delle civili contese per la trasformazione e il progresso della nostra provincia.

 

1978 FRANCO FARINA

Sempre più vitale di anno in anno e sempre più conosciuto dalla città (insieme a quello letterario «Estense» dell’Unione industriali), il Premio Stampa 1978 va al maestro Franco Farina, direttore dei Musei civici di arte moderna, su scelta unanime dell’assemblea dell’Associazione presieduta da Giordano Magri, già segretario per diversi anni. É una figura nota da anni negli ambienti culturali cittadini, ma perfino all’estero, nella stessa New York. La storia di Franco Farina comincia quando andò ad operare per conto dell’Amministrazione comunale. come segnatario del Museo del Risorgimento e della Resistenza, co0ntribuendo al suo allestimento che venne ultimato nel 1956. Passò quindi all’incaico di assistente di ruolo di Gualtiero Medri (Premio Stampa nel 1962) che dirigeva le Gallerie municipali. In seguito Farina si lanciò con una serie di interessanti iniziative Culturali che a distanza di oltre vent’anni erano proseguite (e proseguono tutt’ora) a ritmo ininterrotto, riscuotendo sempre maggiori successi di pubblico e di critica. La tappa d’avvio del tour – museale che rivelò le indubbie capacità di Franco Farina, è considerata l’organizzazione della mostra dedicata a Giovanni Boldini nel 1963 a Casa Romei che ebbe quasi 60 mila visitatori. Lo stesso arıno si tennero anche alcune rassegne didattiche, fra le quali una riservata al pittore olandese Van Gogh e un’altra al francese Paul Gauguin. L’anno successivo con l’apertura della Galleria d’arte moderna, al Palazzo dei Diamanti, si inizia il periodo delle grandi mostre: le opere d’arte contestate; il presente contestato; l’omaggio a Dante; i pittori dell’avanguardia russa: Sergio Vacchi; l’800 ferrarese; il mondo dei naif: e via via Renato Guttuso; Emilio Vedova; Gaetano Previati; gli italiani dopo il ‘900; Pablo Picasso; Giorgio De Chirico; Emilio Greco; Marcel Duchamp; il ‘700 a Ferrara; Piero Manzoni; Annibale Zucchini; Mario Sironi; Man Ray; Giuseppe Mentessi; Tono Zancanaro; Filippo De Pisis; Aroldo Bonzagni; Ernesto Treccani; Giacomo Manzù, Andy Warhol, Roberta Rauscemberg, Ugo Attardi; la grafica giapponese; Jim Dine per arrivare alle mostre di quegli anni dedicate fra gli altri a Corrado Cagli; Arturo Carmassi; Carlo Carrà e Carlo Levi. Un’attività che è continuata e che è ancora Viva, con esposizioni internazionali perfino sponsorizzate da enti ad altissimo livello. Attorno alla galleria principale si sono aperti nuovi spazi espositivi: prima il Centro attività visive attiguo ai Diarnanti, poi il museo Boldini attiguo alla Palazzina dei Cavalieri di Malta di corso Porta Mare, il padiglione d’arte contemporanea e infine la Sala polivalente realizzata nel 1975 che ospita sperimentazioni artistiche di avanguardia.

Fra le esposizioni del Centro attività visive, istituito nel 68, vanno ricordate: la Violenza istituzionalizzata, Storia italiana; la Grecia dei Colonnelli; i simbolisti decadenti; Gianni Vallieri: Ferrara ieri e oggi: Maurizio Bonora; Franco Fontana; Errico Job; Franco Goberti. il cinema come mezzo didattico; Michelangelo Giuliani, rassegna Internazionale di donne artiste, Fabriano e decine di altre iniziative che, come è scritto nella motivazione del premio Stampa a Franco Farina: «Hanno fatto assumere alla città di Ferrara un ruolo di grande rilievo, non soltanto nazionale. nel campo delle arti figurative». «Con l’impeto della passione e dello spirito di iniziativa – è scritto ancora – Farina ha superato gli angusti spazi di un’interpretazione burocratica dei compiti del funzionario pubblico e, rivelandosi fervido, intelligente animatore di un ‘attività ininterrotta, ha superato una prestigiosa serie di rassegne rivolte a maestri dell’arte moderna italiana e straniera, dalle esperienze tradizionali a quelle formali, fino alla più stimolante espressione di avanguardia. Ispirato dalle tradizioni Culturali della nostra Città e sostenuto dall’Amministrazione Comunale, si è anche adoperato per il recupero del complesso edilizio del Palazzo Massari dove, grazie ad un’attenta opera di restauro che egli stesso ha diretto, si sono potuti ricavare il museo Bołdini, quello della pittura Ottocentesca ferrarese, la sala polivalente ed i locali per l’esposizione di tin importante dotazione della Fondazione Levi”.

 

1979 MARIO ROFFI

Un personaggio ferrarese noto a tutti negli ambienti politici e culturali venne designato per il Premio Stampa 1979: il prof. Mario Roffi. Per molti anni insegnante di lingue straniere al Liceo Classico, attorno al 1950, poi deputato e senatore della Repubblica per più legislature, assessore alle istituzioni culturali del Comune di Ferrara in virtù delle sue vaste conoscenze anche nel campo musicale, Roffi ha coperto molte cariche di prestigio. Presidente dell’Accademia corale «Vittore Veneziani» e del Circolo mandolinistico «Gino Neri» (Premio Stampa nel 1974) è stato anche l’ instancabile animatore del comitato provinciale per le manifestazioni Culturali acquisendo generali consensi per Il costante impegno con cui ha cercato di far uscire Ferrara dall’ambito di spettacoli di troppo contenuto livello

La motivazione ha ricordato, infatti,  la dedizione per oltre trent’anni della sua vita ad una fervida e intelligente attività «al fine di valorizzare i valori e i temi culturali ferraresi” , . Simpaticissimo, il sen. Roffi dava poi un Saggio della sua cultura in occasione della cerimonia di premiazione, quando ha raccontato con divertenti aneddoti le tappe della sua vita e le tante Iniziative che l’hanno visto, tra l’altro, promotore di raid in paesi stranieri, ai fini di messaggi di fratellanza.

Anni ’80

1980 MICHELANGELO ANTONIONI

L’anno dopo, il 1980, porta alla ribalta Michelangelo Antonioni, un ferrarese la cui notorietà di regista orma da anni aveva Scavalcato i confini nazionali. Scrivere e dire di Antonioni può certo apparire superfluo. Lo sottolinearono gli stessi giornalisti ferraresi allorché stesero il testo, Sobrio ma efficace, per accompagnare la loro unanime scelta: «A Michelangelo Antonioni in riconoscimento dei prestigiosi meriti acquisiti nei campo del cinema, con la sua attività di regista impegnato. Sempre attento ai crescenti problemi dell’unanimità. Ha fatto onore alla terra che gli ha dato i natali, facendoła conoscere con fine sensibilità in tutto il mondo, e inserendola nella storia della cinematografia internazionale».

Del premiato ne parlò comunque a lungo e con ampi particolari il dott. Dario Zanelli, critico cinematografico de il Resto dei Carlino, durante la cerimonia della consegna della scultura di Milani, nel rinnovato teatro Boldini.

1981 SOCCORRITORE FERRARESE

DEI TERREMOTATI

“Quest’anno la stampa ha premiato la Città”: cosi titolava il Settimanale diocesano “La Voce di Ferrara” nel dare l’annuncio che i giornalisti ferraresi per il 1981 avevano deciso di assegnare idealmente il loro Premio al “Soccorritore ferrarese dei terremotati” per l’aiuto portato alle popolazioni a seguito del terremoto del 23 novembre 1980, in Campania e Basilicata. Questa la motivazione: “L’immane tragedia che si è abbattuta nel sud dell’Italia con il terremoto, e la gravità dei danni arrecati dal sisma a migliaia di cittadini colpiti negli affetti più cari e nei beni materiali e culturali, ha commosso l’intero paese e ha sollecitato la solidarietà degli italiani; solidarietà manifestatasi con interventi di soccorso, da parte delle istituzioni e degli organi di Stato, ma anche con iniziative spontanee di privati. Pure la città di Ferrara e tutta la provincia si sono prodigate per soccorrere le popolazioni terremotate. Le amministrazioni comunale e provinciale, i sindacati, le associazioni religiose, politiche e culturali, gli organi dello Stato deputati alla protezione civile, quali il Corpo dei Vigili del Fuoco, la Polizia, i tecnici civili e militari, i soldati,

i singoli cittadini, si sono adoperati ed operano tuttora nelle zone colpite dal sisma con impegno e sacrificio per alleviare le sofferenze di migliaia di connazionali disastrati e di cooperare per la rinascita delle Regioni colpite.Anche il “soccorritore ferrarese” idealmente rappresentato, si è portato sul posto e ha dato generosamente conforto e aiuto a quelle popolazioni. Per questa dimostrazione di generosità e sensibilità, gli viene assegnato il Premio Stampa dai giornalisti ferraresi che devolvono al fondo di solidarietà provinciale, l’ammontare della spesa della manifestazione, integrato da una sottoscrizione indetta tra i propri iscritti”.

In un incontro-dibattito tenutosi alla Camera di Commercio, nel salone delle conferenze, cui sono intervenute autorità civili e militari cittadini, sono state portate le “testimonianze” dei soccorritori, in quell’occasione il presidente dell’Associazione Stampa, Giordano Magri, ha consegnato al sindaco della città, Claudio Vecchi, la Somma di 500.000 lire. Presente all’incontro anche il redattore capo del settimanale “Oggi”, dott. Dino Satriano, che ha raccontato le dure esperienze dei propri redattori sui posti così drammaticamente colpiti dal terremoto.

1982 DON ALBERTO DIOLI

Nel 1982 il Premio Stampa ha festeggiato i 25 anni della propria costituzione e per l’occasione i giornalisti hanno voluto ricordare un personaggio che con tanti sacrifici pari ad altrettanta modestia, ha svolto il suo impegno di missionario nelle più povere terre dell’Africa.

Il 16 gennaio, alla Sala Estense, gli è stata consegnata una statua in bronzo dello scultore Laerte Milani dal titolo emblematico “Il sole risplenderà anche per noi”. Ed ecco la motivazione: “A don Alberto Dioli, missionario ferrarese nelle lontane terre africane dello Zaire, per avere da lunghi anni speso a favore della popolazione povera ed emarginata del Terzo Mondo la propria opera altamente umanitaria, costituendo nella zona del Kamituga corsi di alfabetizzazione, un centro di riabilitazione per ragazzi colpiti da gravi handicap, un centro professionale per giovani ed una scuola per maestre animatrici di foyer nei villaggi. Nell’espletamento di questa attività si : avvalso di volontari e assieme a loro, ha portato in quelle disagiate ed impervie zone il senso di una partecipazione, simbolo della spontaneità intrinseca nella gente ferrarese. Nella scia di questi nobili slanci da due anni ha costituito anche una cooperativa professionale autogestita da operai nelle zone del Kasika, estendendo i rapporti di fraternità fra i ferraresi e uno dei più bisognosi paesi del Terzo Mondo”.

1983 MILVA

20 febbraio 1983, ore 12, il Teatro Comunale è straripante, con la gente accalcata in ogni ordine di posti. Attende Con una certa suspence un’artista concittadina da tempo assurta agli onor della notorietà nel campo dello spettacolo: è Milva, Maria Ilva Biolcati, nata a Goro, cantante ed attrice. L’Associazione Stampa le ha assegnato l’ambito riconoscimento del Premio Stampa, per il 1983, consistente in una scultura «la Vittoria», di Laerte Milaní.

Durante la Cerimonia è stata ricordata, sia pur brevemente, la carriera della cantante. Impostasi nel genere leggero nel 1961 riscosse un primo buon successo di critica nel film «La bellezza di Ippolita» di Zagni. Nei teatri ha cantato recital di poesie e canzoni «Canti della libertà» con Arnoldo Foa nel 1964. Io Bertold Brecht con Giorgio Strehler negli anni 1967-68; «Canti e poesie della libertà» con Piave nel 1971; Io Bertold Brecht n. 2 nel 1975. Ha recitato nel «Ruzante all’Olimpico» di De Bosio; ha preso parte alla commedia musicale “Angeli in bandiera» del 1971 e con la guida di Giorgio Strehler ha interpretato la «Cantata di un mostro lusitano» nel 1960 e «L’opera da tre soldi» nel 1973. E ancora «I sette peccati Capitali», «Ascesa e nascita della Città di Mahagonnj». Sono stati anche ricordati suoi successi all’Olympia di Parigi, alla Carnegie Hall di New York, al Berliner Ensemble di Berlino. In quei giorni Milva stava preparando “Al Paradise” che doveva sancie un altro suo successo televisivo, mentre sugli schermi appariva il film “Via degli Specchi” di Giovanna Gagliardo di cui era protagonista.

La motivazione del premio così recita: «Milva dopo avere raggiunto i vertici di popolarità e di successo a livello nazionale ed internazionale come cantante di musica leggera, si è affermata come attrice ed interprete di musica colta contemporanea. Le sue interpretazioni brechtiane sono considerate dalla critica più autorevole come esemplare. Personaggio di spicco del teatro musicale italiano, Milva onora Ferrara e si colloca degnamente nella significativa tradizione culturale ferrarese».

1984 CARLO RAMBALDI

Da Milva a Carlo Rambaldi. Il mago degli effetti speciali cinematografici, il «cittadino» americano che ogni anno era venuto a Ferrara per vivere un po’ coi suoi concittadini, Carlo Rambaldi è venuto appositamente dall’America per ritirare il Premio Stampa 1984. Anche questa cerimonia si è tenuta al Teatro Comunale dove è stato proiettato anche un filmato sulle sue realizzazioni.

La motivazione dice: «Con i suoi eccezionali effetti speciali Carlo Rambaldi si è visto porre unanimemente al primo posto della graduatoria mondiale di questa specializzazione della cinematografia. Dopo un’intensa attività di pittore e cartellonista, fatto l’ingresso nell’industria del cinema con la realizzazione del drago dell’eroe wagneriano nel film Sigfrido del 1959, ha proceduto su questo affascinante cammino, conquistando Hollywood e ogni altro mercato cinematografico con le sue mirabili figure mitologiche – ancestrali, mosse da meccanismi di incredibile perfezione. Centauri, idre, ciclopi e altri esseri della fantasia hanno popolato i suoi numerosi films spettacolari, fino a quando col famoso “King Kong” si è meritato il primo Oscar nel 1977. Nel 1980 un altro Oscar con Alien e nel 1983 il terzo con i famoso “E.T” o il bambino spaziale oramai popolare in tutto il mondo, le ingegnose costruzioni di Carlo Rambaldi, perfette nei movimenti meccanici e nell’aspetto inventivo artistico, sono diventate personaggi autentici, nati da un miracolo in cui si fondono tecnica ed arte»

 1985 FRANCESCO CONCONI

Ferrara diventava intanto la capitale del maratoneta. Le Mura cittadine cosi affascinanti anche per gli antichi ricordi degli Estensi, erano sempre più luogo di appuntamento per i giovani che correndo per chilometri e chilometri non volevano soltanto significare un gesto di sport, ma anche denunciare la fuga dal mondo del motore, dall’inquinamento. Migliaia di dilettanti, ma anche diversi campioni che hanno portato perfino a New York la fama di Ferrara – podistica con le loro memorabili imprese. È nata insomma una Scuola e gran merito lo ha avuto il prof. Francesco Conconi, titolare di cattedra di biochimica applicata all’Università di Ferrara che ha saputo portare molti maratoneti (ma poi anche ciclisti e perfino sciatori) al massimo del rendimento. A Francesco Conconi i giornalisti hanno creduto allora doveroso assegnare il Premio Stampa 1985, anche se il professore ha avuto i suoi natali in riva al lago di Como.

E gli hanno dedicato questa motivazione: “Per il suo contributo e quello della sua scuola, nell’applicare rigorosamente la ricerca scientifica allo sport, facendo di Ferrara, presso la cui Università egli opera, un punto di riferimento per molti protagonisti dello sport agonistico ai più alti livelli delle varie discipline; per avere creato il nuovo allenamento personalizzato di cui viene ritenuto il padre putativo; per avere dato lustro alla Città di Ferrara in occasione dei Giochi Olimpici e in altre manifestazioni internazionali. Conconi ed i suoi collaboratori hanno anche favorito la nascita di una scuola di maratoneti, nota in tutto il mondo, per il valore della conduzione tecnica e degli atleti”.

A festeggiarlo, il giorno della consegna del Premio, nel Ridotto del Teatro Comunale, vi erano tanti dei suoi atleti i cui nomi sono apparsi sulle cronache sportive, come Massimo Magnani, Laura Fogli, Orlando Pizzolato.

1986 LUIGI PRETI

Dopo una lunga parentesi, nel 1986, i giornalisti Sono ritornati ad indicare un «politico di casa» come meritevole del loro Premio: l’on. Luigi Preti. Ma i meriti riconosciuti al parlamentare non sono stati Soltanto di carattere politico. Preti pur iniziando fin da giovane la sua carriera che doveva portarlo fin dal dopoguerra alla Camera, con il suo fervido temperamento, per anni ha scritto molti libri di storia, di politica, di narrativa cogliendo successi in diversi premi letterari. Sicuramente un uomo cui la città deve molto per la sua levatura culturale e anche per la dedizione ai problemi sociali del Paese. Il Premio, consiste in una scultura raffigurante Gutenberg, gli venne consegnato dal presidente Giordano Magri con questa motivazione: «Parlamentare ferrarese dał 1946, per la sua attiva partecipazione ai lavori dell’Assemblea Costituente, per avere ricoperto le prestigiose cariche di Ministro della Repubblica e di vicepresidente della Camera dei deputati, Luigi Preti appartiene al ristretto novero dei protagonisti della vita italiana che, dopo la seconda guerra mondiale, ha promosso la ricostruzione materiale e Spirituale del Paese, cooperando alla rifondazione dei sistema democratico. Abbandonati la pratica forense e l’insegnamento per dedicarsi completamente all’impegno politico, si è affermato in campo nazionale anche per i’attività di pubblicista e di scrittore. Autore di opere giuridiche, storiografiche, letterarie e teatrali, vincitore del Premio internazionale «Cortina Ulisse» per un importante saggio sulle lotte operaie nella Valle Padana e del Premio Bancarella per il romanzo «Giovinezza, giovinezza» disegnato su vicende e personaggi della sua Ferrara, Luigi Preti ha saputo felicemente coniugare politica e cultura».

1987 PAOLO RAVENNA

A Italia Nostra, al suo presidente Paolo Ravenna i giornalisti ferraresi hanno assegnato il Premio Stampa 1987, riconoscendo all’Associazione il principale merito di aver tenacemente, instancabilmente voluto che “Ferrara, città del Rinascimento e del futuro, potesse riscoprire di slancio la sua vocazione di capitale della perenne vicenda urbana”.

La designazione del Premio è stata accompagnata da questa convincente motivazione: “Costituitasi nel 1960, la sezione ferrarese di Italia Nostra ha efficacemente operato per la tutela del patrimonio artistico, culturale, naturale della città e del territorio provinciale. La sua vigile, competente attività, ha costantemente richiamato l’attenzione dei governi, locale e nazionale, sui temi della salvaguardia dei monumenti cittadini e della valorizzazione dei beni ambientali del litorale comacchiese, offrendo contribuţi importanti alla ideazione del Parco del Delta. Tra le numerose iniziative, meritevoli di incondizionato apprezzamento, hanno assunto essenziale rilievo per l’intelligente e instancabile impegno del suo presidente, avv. Paolo Ravenna, l’azione di denuncia del degrado delle Mura cittadine ed il contributo propositivo al progetto del loro recupero identificandole come elemento essenziale del nostro patrimonio urbanistico, il problema della restituzione alla città delle sue antiche Mura proposto a livello nazionale si è avviato a soluzione grazie alla convinta azione dell’Amministrazione comunale, il cui progetto che sarà finanziato dallo Stato, ha potuto giovarsi del prezioso sostegno dei parlamentari ferraresi. La nostra città raggiunge cosi un prestigioso obiettivo di politica urbanistica e culturale, per il determinante apporto di Italia Nostra. Il restauro delle Mura nel contesto di un piano generale di recupero di importanti emergenze monumentali propone con forza Ferrara quale punto di riferimento turistico di interesse internazionale”.

1988 AUGUSTO FAVA

Un anno dopo aver riconosciuto i meriti di un personaggio che ha contribuito, in modo determinante, a salvare dalle rovine un patrimonio urbanistico della città, i giornalisti ferraresi nell’assemblea tenutasi il 24 gennaio a Palazzo Crema, decisero di conferire il Premio, per la prima volta, ad un centese nella persona di Augusto Fava, imprenditore nel campo degli essiccatoi per pasta alimentare, titolare di un’azienda leader in campo mondiale.

Di origini bolognesi, da cinquant’anni opera nella città del Guercino unitamente ai fratelli e nipoti. Iniziò giovanissimo nella bottega artigiana del padre, eseguendo i lavori più semplici, dal lattoniere al vetraio, Fu nel 1933 che avuta notizia che stavano per essere effettuati a Cento i lavori per l’acquedotto, vi si trasferì per aprire una bottega di idraulico. Sei anni dopo, Augusto Fava con fratelli Arturo e Lino intrapresero il lavoro industriale dedicandosi agli essiccatoi e con invenzioni ingegneristiche arrivarono a produrre macchine per l’essiccazione della pasta, cominciando ad esportare soprattutto in America. Un classico esempio di imprenditoria scaturita dal più semplice lavoro artigianale attraverso un lavoro serio, assiduo e geniale.

Il Premio gli venne consegnato, presenti autorità e personaggi del mondo industriale il 27 febbraio 1988, con questa motivazione: “Tipico esempio di self made man ha voluto e saputo creare una serie di aziende ad alto contenuto tecnologico all’avanguardia a livello nazionale ed internazionale. Il Gruppo – con particolare riferimento agli essiccatoi – ha contribuito notevolmente al sorgere del “caso centese”, chiara dimostrazione di impegno produttivo e professionale di un’intera comunità che tuttora riconosce in Augusto Fava e nella sua famiglia un qualificato punto di riferimento. La sua genialità nell’invenzione di brevetti per attrezzature di essiccatoi, rappresenta la probante testimonianza di un aspetto forse poco noto ma decisivo della figura imprenditoriałe. Attraverso una corretta gestione dei rapporti con la comunità e con i dipendenti, Costituisce l’esempio che seppure in ruoli diversi, è possibile alle varie componenti sociali

1989 CORALE VENEZIANI

Nello scenario del Teatro Nuovo, l’11 marzo 1989, venne consegnato al presidente, sen. Mario Roffi, un’artistica opera della scultrice Mirella Guidetti Giacomelli come premio Stampa alla corale Veneziani.

Costituita nel 1955 dal maestro Vittore Veneziani, rientrano nella città natale dopo un trentennio trascorso a Milano alla direzione del coro della Scala, la Corale Veneziani passò prima alla direzione del maestroo Emilio Giani che arricchì il repertorio di molti brani polifonici e, nel 1980, del maestro Pier Luigi Calessi, compositore e docente di armonia e contrappunto al Conservatorio “G. Frescobaldi”. Sotto la sua direzione la Veneziani ha ampliato ulteriormente il proprio repertorio con brani di autori contemporanei ed opere sinfonico – corali, iniziando tournée all’estero ed in particolare Gran Bretagna, Romania, Spagna, Francia e Unione Sovietica.

La motivazione recita: “Premio Stampa 1989 all’accademia Corale Vittore Veneziani a riconoscimento dell’incessante impegno di perfezionamento artistico – professionale e del prestigio acquisito – nel nome di Ferrara – con l’attività concertistica realizzata in Italia e all’estero da oltre un trentennio”.

La cerimonia di consegna del Premio si è tenuta nel Teatro Comunale affollatissimo. La Corale, diretta dal maestro Calessi ha offerto un’applaudita esecuzione con brani classici e popolari.

Anni ’90

1990 FRANCESCO FUSCHINI

Ricollegandosi al premio Stampa assegnato nel 1982 a don Alberto Dioli per la sua intensa ed appassionata attività missionaria nello Zaire, i giornalisti ferraresi il 21 aprile 1990 consegnarono, nel ridotto del Teatro Comunale, il Premio Stampa 1990 a don Francesco Fuschini che “attraverso i suoi libri e il costante impegno giornalistico ha fatto conoscere gli aspetti sociali e umani della sua terra, la Romagna Ferrarese”. Nato nel 1914 a San Biagio d’Argenta, sul confine romagnolo, Francesco Fuschini dal 1945 al 1982 è stato parroco di Fuori Porta, a due passi da Ravenna. Ora vive a San Michele, sempre nella campagna ravennate.

Fin dai tempi del seminario collabora a riviste e quotidiani come il “Frontespizio”. “L’Avvenire d’Italia”, “|| Resto del Carlino”, “L’Osservatore Romano”. Nel 1980 pubblica “L’ultimo anarchico” che Prezzolini giudica come il romanzo del “migliore degli scrittori cattolici”. Nel 1981 esce “Parole poverette”, saggi di morale e polemica religiosa. Nel 1983 esce “Porto Franco”, una selezione dell’omonima rubrica tenuta sull’ Osservatore. Nel 1986 rinnova l’interesse del grande pubblico per l’opera del prete-scrittore con “Concertino romagnolo”. Per due volte è stato finalista del Premio Estense.

In occasione della premiazione al Comunale ha avuto parole di ringraziamento e commosso ha ricordato di essere soltanto “un povero prete di Campagna”.

1991 MASSIMILIANO DURAN

Per la prima volta dal 1958, quando venne istituito, il Premio Stampa nel 1991 venne Conferito ad un atleta, il Concittadino Massimiliano Duran, campione del mondo di pugilato dei massimi leggeri WBC. Presenti numerosi personaggi del mondo della boxe nazionale, il 6 aprile nel teatro Comunale il giovane campione ritirò commosso il Premio dedicandolo al padre Carlo tragicamente scomparso in un incidente stradale.

Il presidente dell’Associazione Stampa nel presentarlo al folto pubblico ha ricordato i meriti di Massimiliano anche per la serietà con cui ha vissuto la sua carriera. Personaggio atipico per il mondo della boxe per la sua umiltà, iniziò sotto la direzione del padre (che fu campione europeo dei medi) a calcare il ring dedicandosi alla professione insieme al fratello Alessandro, alla guida del manager Hocco Agostino. Ha sostenuto 33 incontri sconfiggendo il Campione nazionale Alfredo Cacciatore, il campione continentale Anaclet Wamba e il campione del mondo Carlos De Leon, nel luglio 1990.

1992 ΑΝΤΟΝΙΟ RΟSSΙ

Il 16 aprile 1992 i giornalisti dell’Associazione Stampa hanno festeggiato a palazzo Massari il prof. Antonio Rossi, rettore dell’Università dal 1974, assegnandogli il loro Premio, opera dello scultore ferrarese Ermanno Besantini.

 La lunga permanenza del prof. Rossi alla guida dell’Ateneo ferrarese ha coinciso con un progressivo potenziamento dell’università. Uno dei meriti del Rettore – ha detto Giordano Magri, presidente dell’Assostampa Ferrarese – è stato quello di aprirsi alla città, instaurando un dialogo con l’esterno che era stato fino ad allora trascurato. Ricco di doti umane e culturali il Rettore ha saputo acquisire un meritevole ruolo nella vita della città prodigandosi nelle Celebrazioni del VI centenario dell’Ateneo.

Questa la motivazione: “Per avere consolidato e accresciuto il prestigio dell’Università di Ferrara, prestigio che ha trovato la sua conferma nelle celebrazioni per il VI Centenario di fondazione dell’ateneo, avvenimento di risonanza europea. Con grande dedizione al mandato ricevuto e confermato per 18 anni, il Rettore è altresì riuscito ad accrescere notevolmente le strutture e la qualità dei servizi offerti dall’Università battendosi perché fossero garantiti alla nostra città, risorse e considerazioni adeguate da parte del Governo. Sotto la guida del prof. Rossi, l’ateneo ferrarese ha guadagnato la fama di essere tra i più efficienti e didatticamente validi d’Italia, ha accresciuto il numero delle proprie facoltà, dei corsi di laurea e delle Scuole di specializzazione, richiamando nella nostra città nuove forze intellettuali”.

1993 REMO BRINDISI

Nato a Roma il 25 aprile 1918, da madre ligure e padre abruzzese (è stato un apprezzato scultore del legno), si trasferisce da piccolo prima a Pescara e poi all’Aquila, dove vince una borsa di studio presso il Centro sperimentale di scenografia. Va quindi a Roma e vince un’altra borsa di studio ad Urbino, presso l’Istituto d’arte superiore. Risiede ad Urbino per un lustro poi si trasferisce a Firenze dove allestisce la sua prima personale, nel 1940, alla Galleria S. Trinità. Partecipa alla seconda guerra mondiale e nel 1943 è a Venezia ove rimane fino al 1946. Quindi a Milano, dove risiede, alternando lunghi periodi di soggiorno, non solo d’estate, al Lido di Spina: vi ha fondato il Museo Alternativo, che porta il suo nome.

 E’ stato presidente della Triennale di Roma, componente della commissione per la Biennale di Venezia, direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Macerata. insignito della medaglia d’oro, con diploma di prima classe per la scuola, la cultura e l’arte da parte del Ministero della pubblica istruzione.

 Esistono di lui biografie redatte dai migliori critici d’arte italiani. Ha allestito personali in tutto il mondo. Resta nella storia della scenografia un allestimento dell’Aida all’Arena di Verorna che tuttora fa testo. Imponente il numero delle opere, numerose le presenze televisive. Creatore de “La nuova figurazione”, si colloca come uno dei Maestri del Novecento nella storia dell’arte contemporanea.

1994 GABRIELE CORBO

Affascinato dal libro come oggetto di bellezza oltre che veicolo di Conoscenza, Gabriele Corbo intraprese negli anni sessanta l’impegnativa e rischiosa attività di editore, dedicandosi ad opere di alta valenza culturale in varie discipline, dalla storia all’arte, dalla letteratura alla filosofia, dalla saggistica alla politica. Poco interessato dall’aspetto economico di questa attività, ha sempre scelto personalmente i temi delle sue pubblicazioni realizzandole poi con passione e meticolosità.

Oltre 300 i titoli editi, gran parte dei quali dedicati o legati a Ferrara, ai suoi monumenti, alla sua architettura, alla sua storia, ai suoi grandi personaggi in una lunga cavalcata attraverso i secoli. “Faccio libri – dice Gabriele Corbo — e chi meglio dei giornalisti avrebbe potuto apprezzare il mio lavoro di editore?” Questo il commento alla notizia che, nell’assemblea del 27 febbraio, gli era stato conferito il Premio Stampa 1994 dai rappresentanti della stampa ferrarese.

Sinora, nel Corso delle 36 edizioni, dal 1958 al 1993, mai era stato premiato un editore e le circostanze hanno permesso di individuare proprio in Gabriele Corpo le qualità atte a determinare il riconoscimento,

1995 GIANLUIGI CASTOLDI

Nativo di Bergamo, ma da trent’anni abitante nella città estense e ritenuto quindi ferrarese di adozione, il prof. Gianluigi Castoldi è Direttore dell’Istituto di Ematologia dell’Arcispedale S. Anna. Laureatosi a Pavia nel 1960, si trasferì prima in Germania presso l’Università di Freiburg, e quindi in America lavorando per tre anni presso il New England  Medical Center University di Boston, poi a Ferrara dove ha avuto come “maestri” il prof. Baserga e successivamente il prof. Pansini.

Profondo studioso delle malattie del sangue, ha saputo costruire un’équipe altamente qualificata, facendo dell’istituto un preciso punto di riferimento per malati di ogni provenienza e conseguendo prestigiosi risultati nel campo della leucemia e dei linfomi. Valutato l’alto spessore professionale dell’Istituto, la Direzione del S. Anna decise, quattro anni fa, di completarlo con il reparto per il trapianto del midollo osseo, di cui ne esistono una ventina in tutto il Paese. La nuova realizzazione portata a termine in tempi relativamente brevi per il settore della Sanità, è dotata di apparecchiature tecniche altamente specialistiche. Voluto dal prof. Castoldi e dai suoi collaboratori, il reparto per il trapianto di midollo osseo, eviterà ai malati della nostra provincia e di quella veneta, il disagio di restare in lunghe liste di attesa, di essere indirizzati a Genova o Parma, le sedi con le quali la facoltà di Medicina ha un assiduo collegamento scientifico, oppure addirittura all’estero.

1996 RENZO MELOTTI

Renzo Melotti, titolare dello studio omonimo è nato il 5 agosto 1933 ad Ambrogio di Copparo. A lungo dirigente commerciale di un’azienda industriale multinazionale, è stato sin da giovanissimo un appassionato delle arti figurative ed una volta abbandonata la primaria attività, ha dato vita allo “Studio”, iniziando con una mostra di successo su Ligabue nel 1978. E’ stata edita una pubblicazione illustrante l’attività del Melotti per i primi dieci anni, durante i quali si è avuto il passaggio per Ferrara dei più illustri pittori italiani ed anche stranieri della contemporaneità.

 Dal 1984 al 1993 i dieci artisti che si sono succeduti nel preciso compito di illustrare e disegnare Ferrara (nell’ordine: Treccani, Tamburi, Brindisi, Piacesi, Cappelli, Carrol, Gromo, Pini, Gioxe, De Micheli, Tedeschi) hanno, poi, realizzato, ciascuno, un’acquaforte inserita nella cartella “Dieci artisti per Ferrara” che ha consentito la raccolta di fondi per dotare delle strutture di “Endoscopia” il reparto di chirurgia pediatrica dell’Ospedale S. Anna.

Vi ha fatto seguito – e sempre per merito del Melotti – la devoluzione all’arcispedale di ben 63 opere di 52 artisti italiani di indubbia fama (basti citare alcuni nomi: Annigoni, Fiume, Giò Pomodoro, Vespignani, Zigaina, ecc.) per un valore di oltre 700 milioni creando – unico esempio in Italia — una “galleria permanente in ospedale”. Con i proventi anche della vendita del catalogo “Arte e Scienza” che ha accompagnato la donazione della quadreria è stato creato un “Fondo per la ricerca pediatrica”, presso la Cassa di Risparmio di Ferrara che porta il nome dell’ispiratore ovvero Renzo Melotti.

1997 MONS. ANTONIO SAMARITANI

“Medievista di rara competenza e studi, autore prolifico, attento e preciso di una realtà locale di quei tempi nell’ambito del mondo religioso e sacrista, ha saputo con le sue ricerche di saggi e libri ripercorrere un vasto cammino storiografico per trasferirne le conoscenze anche oltre i confini urbani, Costruendo, in merito, un patrimonio bibliografico immenso disseminato fra riviste, testi e memorie”. Con questa motivazione l’Associazione Stampa Ferrara ha assegnato il 40° Premio Stampa a Mons. Antonio Samaritani. Nato a Comacchio nel 1926, a vent’anni si trasferisce con la famiglia a Cento dove è Consacrato sacerdote nel 1949. Subito dopo la laurea in teologia (indirizzo storico), conseguita alla Pontificia Università Gregoriana, è nominato parroco a Medelana. Qui resta fino al 1976 (è costretto a lasciare la parrocchia in seguito ai traumi agli arti inferiori riportati nel corso di una gita organizzata per i giovani della parrocchia).

Da parroco e successivamente da studioso che dedica alla ricerca l’intera giornata, rivela fortissimi interessi culturali e soprattutto storici attorno a Ferrara, Pomposa, Comacchio e Cento. Egli è particolarmente un medievista, specializzato sulla storia religiosa di quei secoli, a livello più societario che istituzionale o politico, avendo approfondito privilegiatamente la religiosità laicale, la fede popolare, i cosiddetti “poveri di Cristo” (una sua vera e propria scoperta a livello almeno nazionale), le corporazioni, le confraternite, le vicinie, i comuni. Un interesse particolare è stato da lui riservato all’Università, cui ha dedicato nell’occasione del Centenario, un importante volume.

Nei suoi scritti tende a documentare la funzione della Chiesa locale, di cui quindi valorizza l’apporto insostituibile nella cultura, nella tradizione, nella vita politico-economica e nell’educazione. Ha pubblicato in varie riviste articoli e contributi talvolta di grosso spessore, libri e memorie: soro oltre 230 i titoli editi come risulta dalla sua bibliografia curata dalla Deputazione Provinciale di Storia Patria.

Il Premio Stampa (una statuetta in cotto della prof. Gabriella Sciacovelli raffigurante il Cristo incatenato) gli è stata consegnata nel Salone degli Stemmi del Castello Estense dal presidente dell’Amministrazione provinciale prof. Paolo Siconolfi

1993 ROBERTO PAZZI

In occasione del Conferimento del premio “Lerici-Pea” (1986, 33.ma edizione) a Roberto Pazzi, quest’ultimo rilasciava in proposito un’intervista a “ll Resto del Carlino” (edizione di Ferrara) in cui, fra l’altro, dichiarava: “… fare poesia in provincia vuol dire sentirsi vivo. Guardare ciò che nessuno può vedere. Restare un po’ anarchici e un po’ bambini. Come capitò a Pascoli, antico poeta della provincia”. Aspetto significativo di amore di Roberto Pazzi per Ferrara, dove è sempre vissuto ancorché nato nel 1946 ad Ameglia (La Spezia). E reso sul piano della poesia, essendo state le prime frequentazioni il rendere poetico il proprio pensiero e ne fu profeta Vittorio Sereni che illustrava le prime liriche su “Arte e Poesia” negli anni fra il 1969/70. Tanta la poesia scritta (oltre che pensata e disseminata su variepubblicazioni letterarie insieme a dibattiti, conferenze, presentazione di libri e coordinando il materiale della specie su riviste personalmente dirette come “Contrappunto” e “Sinopia”) ed eccone anche le varie sillogie (“L’esperienza anteriore”; “Versi occidentali”; “Il Re, le parole” in libreria fra gli anni 1973 e 1980), quindi “Calma di vento” del 1987, dedicata a Ferrara, raccolta che guadagna il “Premio Montale” ed ancora più recentemente nel 1994 “Il filo delle bugie” con l’editore ferrarese Gabriele Corbo.

Laureato in lettere presso l’Università di Bologna con una tesi su Saba; docente a livello di scuole medie superiori ma anche universitarie, Roberto Pazzi si rivela scrittore di successo con il romanzo “Cercando l’Imperatore”, tradotto successivamente in molte lingue.

Seguiranno: “La Principessa ed il Drago”, “La malattia del tempo”, “Il Vangelo di Giuda”, “La stanza sull’acqua”, “Le città del dott. Malaguti”, “Incerti di viaggio”, “Domani sarò Re”. Roberto Pazzi collabora a “il Corriere della Sera”, “Il Resto del Carlino”, “La Gazzetta del Mezzogiorno”, a pubblicazioni artistiche e letterarie. I suoi libri con simboli, metafore, visionarietà, intrecci sentimentali, hanno conquistato lettori di ogni estrazione e nazionalità e inseguendo storia, fantasia ed immaginario, hanno rievocato le più diverse epoche e i tanti climi classici e storici, non disdegnando la quotidianità e l’esistenzialismo. Profondamente sempre poeta nato e foriero di infinite suggestioni. I suoi giudizi su Ferrara non prescindono mai da un aspetto poetico. Da Bassani a Pazzi la poesia è sempre in prima linea e i giornalisti ferraresi non l’hanno dimenticato.

 1999 TEATRO COMUNALE

Si è da pochi mesi concluso il bicentenario del Teatro Comunale ed i giornalisti dell’Associazione Stampa hanno voluto manifestare il proprio apprezzamento verso questa istituzione di grande rilievo per la città, attribuendogli il Premio Stampa. Fu verso la metà del XVlll secolo che si senti la necessità di dotare la città di un teatro pubblico, ma la sua realizzazione richiese circa vent’anni a causa di ripensamenti, e per la definizione del luogo ove costruirlo, e per la scelta del progettista. Finalmente nel 1790 si arrivò all’individuazione dell’area e venne dato il via alla sua costruzione che si protrarrà per sette anni con l’alternarsi dalla guida dei lavori di diversi architetti e progettisti, il primo incarico venne affidato a Giuseppe Campana a cui subentrarono Antonio Foschini e Cosimo Morelli che si avvalsero della consulenza e collaborazione del Piermarini e del Valadier, nonché del matematico Simone Stratico. Il Teatro, fortemente voluto dal cardinale Borghese, ma in buona parte realizzato durante la presenza a Ferrara del Legato Pontificio Cardinal Carafa, venne inaugurato il 2 settembre del 1798 con l’opera Gli Orazi e i Curiazi di M. Portogallo ed il balletto La figlia dell’aria di Salvatore Viganò.

All’interno della struttura si può apprezzare la tipica bellezza del teatro “all’italiana”: accogliente fusione di funzionalità ed eleganza, grazie alle decorazioni dei palchi e del soffitto di Francesco Migliari e degli stucchi del Davia. Attivo fino ai primi decenni del ’90 come sede di spettacoli, ma anche come luogo di incontri culturali e mondani, soffrì di un periodo di profondo e gravissimo declino a partire dal 1940. E’ solo alla metà degli anni ’50 che l’amministrazione Comunale cominciò a pensare concretamente alla sua riapertura. Ed a distanza di 24 anni, il 31 ottobre del 1964, con un concerto dell’Orchestra Filarmonica del Teatro alla Scala diretta da Nino Sonzogno, ritornò ad essere il punto di riferimento culturale per la città, attento a far crescere competenze e professionalità ed aprendosi anche a proficue Collaborazioni.

Nel 1987 si procedette ad altri lavori di adattamento della struttura ed a distanza di due anni, il 27 aprile del 1989 si è tenuto il primo concerto organizzato da Ferrara Musica con la Chamber Orchestra of Europe diretta da Claudio Abbado. Ferrara è diventata in pochissimo tempo sede di produzioni di alto livello, centro musicale di assoluto prestigio ed in grado di competere con i maggiori teatri italiani. L’insieme della proposta culturale ha assunto una posizione di rilievo anche nei settori della danza e della prosa, segnalandosi all’attenzione di un pubblico sempre più vasto; ed è proprio in considerazione di questa sua presenza qualificante che nella motivazione dell’assegnazione del Premio si legge: “Per aver accompagnato e stimolato la vita culturale della città, salvo per periodi di pausa forzata, per due secoli, con una dirigenza sempre pronta a cogliere le nuove tensioni artistiche. Con scelte, che se anche non hanno trovato corale approvazione, si sono dimostrate atte a promuovere il nome della città estense, sia a livello nazionale che internazionale, contribuendo così a formare l’immagine di una Ferrara che, nel Teatro Comunale con le sue programmazioni e nel Palazzo dei Diamanti con le sue mostre, è fulcro e richiamo culturale per appassionati di arte e spettacoli anche oltre i confini nazionali”

 

Anni 2000

2000 ALFREDO SANTINI

Alfredo Santini è certamente da annoverare fra i pochissimi ferraresi che hanno saputo comprendere, coniugandole, le ragioni e leggi dell’economia con le attese e le esigenze della società. Così come da sempre si è rivelato il gestore del “ponte” fra mondo cattolico e mondo laico; in definitiva è uno fra i più credibili e concreti “uomini del dialogo”. Queste sue capacità e sensibilità le ha testimoniate e le testimonia nei numerosi, delicati e differenti incarichi ricoperti, copparese di origine, coniugato con tre figli, si è laureato in Scienze politiche all’Università di Padova. E’ revisore contabile e iscritto all’Ordine dei giornalisti. Dall’aprile del 1998 è presidente della Cassa di Risparmio di Ferrara. Ha ricoperto incarichi di carattere tecnico di assoluto rilievo: direttore provinciale delle Cooperative; vice segretario dell’Ente manifestazioni ortofrutticole; segretario generale delle Camere di Commercio di Ferrara e di Ravenna; segretario generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara. Nelle vesti di segretario della Camera ha affrontato con grande impegno ed in modo organico i temi economici della provincia; quale segretario generale della Fondazione CaRiFe le dà l’impulso che la trasforma in ente progettuale per la Società locale.

In qualità di amministratore è stato sindaco di vari enti e società mentre sul piano bancario ha ricoperto l’incarico di sindaco e di vice presidente della Cassa di Risparmio di Ferrara, consigliere di amministrazione dell’Istituto regionale di credito agrario e sindaco di Bimer banca. Nel 1975 e nel 1980 ha ottenuto il “premio alla cultura” assegnato dalla presidenza del Consiglio dei ministri e il “premio Nicolini” nel 1979 per opere di carattere economico e giuridico. Il nome di Alfredo Santini è strettamente legato alla visita a Ferrara che Giovanni Paolo II ha effettuato nel Settembre del 1990. Si può affermare che Santini è stato l’artefice principale di quel momento storico per la nostra terra. In quell’occasione ha saputo tenere i giusti contatti con la Santa Sede e creare tutti quei presupposti che hanno consentito l’organizzazione assai complessa dell’evento. E’ stato un lavoro prestigioso e difficile che Santini ha saputo affrontare con il giusto equilibrio, supportato dal grande impegno del personale della Cassa di Risparmio, le cui strutture logistiche si sono rilevate indispensabili per il lavoro della stampa al seguito del Pontefice. Per quel ruolo svolto con tanta passione, efficienza e competenza, nel 1994 Giovanni Paolo II ha insignito Alfredo Santini di un prestigioso riconoscimento pontificio nominandolo “Gentiluomo del Papa”,

 2001 CLAUDIO ABBADO

Protagonista nella scena musicale in Europa e nel mondo, il maestro Claudio Abbado, dall’aprile 1989 ad oggi, nel ricco carnet che registra l’intensa attività di direttore d’orchestra, ha scritto, in bella evidenza, il nome di Ferrara a fianco delle capitali della musica: Berlino, Vienna, Salisburgo. Il rapporto non episodico con la nostra città, riconoscibile anche nel ruolo di presidente onorario di Ferrara Musica, ha richiamato l’attenzione del mondo musicale internazionale su Ferrara, sulle sue tradizioni culturali, sul suo patrimonio artistico e monumentale. La presenza del maestro Abbado nelle stagioni concertistiche che si svolgono al Teatro Comunale, la sua diretta partecipazione alla produzione lirica, con progetti che hanno associato artisti di fama mondiale, propongono la lettura dell’evento musicale come momento di crescita cultuale della comunità ferrarese. La residenza stabile della Chamber Orchestra of Europe, e dal 1998 della Mahler Chamber Orchestra, formazioni giovanili fondate dal maestro Abbado, ha prodotto esiti di eccellenza per la qualità esecutiva dei concerti, per la ricerca sui repertori della grande tradizione, ma anche su quelli del ‘900 e della musica contemporanea. Le iniziative ed i progetti che, da molti anni, Claudio Abbado realizza a favore della formazione dei giovani musicisti europei danno autorevolezza alle ripetute esortazioni alle istituzioni pubbliche italiane, affinché nel nostro Paese si operi concretamente per l’educazione musicale dei giovani, a partire dai programmi scolastici. In questa direzione si collocano i rapporti con l’Università di Ferrara, rapporti formativi con giovani musicisti ferraresi, con gli allievi del Conservatorio, i concerti nelle sedi delle Facoltà universitarie, la Scuola di alto perfezionamento per giovani orchestrali.

Claudo Abbado è nato nel 1933 a Milano, dove si è diplomato in pianoforte al Conservatorio, perfezionandosi poi in direzione d’orchestra con H. Swarowski a Vienna nel 1957. Claudio Abbado ha debuttato nel 1960 al Teatro alla Scala di cui è stato direttore musicale dal 1968 al 1986, Dal 1986 al 1991 è stato direttore della Staatsoper di Vienna e Generalmusikdirektor della Città di Vienna dal 1987. Nel 1988 ha fondato il Festival Wien Modern, manifestazione annuale di musica e arte contemporanea. Ha diretto la Berliner Philharmonisches Orchester per la prima volta nel 1966, e nel 1989 la stessa Orchestra, “la migliore del mondo” lo ha scelto come direttore stabile e artistico.

Claudio Abbado ha sempre sostenuto i giovani talenti. Nel 197 ha fondato la European Community Youth Orchestra, nel 1981 la Chamber orchestra of Europe e nel 1986 la Gustav Mahler Jugendorchester dalla quale si è costituita, nel 1998, la Mahler Chamber Orchestra, formazione residente a Ferrara Musica. Fedele esecutore del repertorio tradizionale e sensibile interprete te della musica contemporanea e d’avanguardia, Abbado ha ottenuto successi in tutti i teatri del mondo. Fra le incisioni discografiche di particolare rilievo ricordiamo le integrali delle opere di Beethoven, Mahler, Mendelssohn, Schubert, Ravel, Cajkovskij, Prokof’ev e Dvocák, ll viaggio a Reims, Boris Godunov e Don Giovanni.

Sono numerosi i premi ricevuti in tutta Europa da Claudio Abbado tra questi ci piace ricordare la laurea honoris causa riconosciuta gli dall’Università di Ferrara. Le ultime stagioni liriche di Teatro Comunale di Ferrara e Ferrara Musica l’hanno visto protagonista in memorabili edizioni di opere come il barbiere di Siviglia, Don Giovanni, Così fan tutte, Falstaff .Dal 1989 ad oggi Claudio Abbado ha nobilitato il cartellone della stagione concertistica di Ferrara Musica con esibizioni che potremmo definire storiche, come alcuni concerti alla guida della Berliner, che hanno richiamato la stampa internazionale. Ricordare tutti i trionfi di Abbado al Comunale significherebbe limitarsi ad un lunghissimo elenco e sarebbe in ogni caso un esercizi che non renderebbe il giusto merito al valore artistico espresso. Segnaliamo infine che venerdì 25 maggio 2001, alla vigilia della consegna del Premio Stampa, Claudio Abbado ha diretto Simon Boccanegra, di Giuseppe Verdi, sul podio della Mahler Chamber Orchestra.Il premio consiste in un cotto monocromo dal titolo Montagna in fuga: opera della scultrice ferrarese Adriana Mastellari.

2002 ARISTIDE MANUZZI

L’imprenditore Aristide Manuzzi, originario di Cesena, dove nacque nel 1919, dopo avere operato a partire dall’immediato dopoguerra nel commercio e nell’esportazione di prodotti ortofrutticoli, si trasferì a Ferrara nel ’51 e per una decina d’anni proseguì la stessa attività abbandonata, per impegnarsi poi nel ramo edilizio quando con l’ingegner Lodi costituì un’impresa di costruzioni di cui divenne amministratore.

 Due anni più tardi Manuzzi si orienta verso una svolta che ben presto si rivelerà determinante: acquista infatti nel 1963 una prima partecipazione azionaria della “Ceramica Sant’Agostino Spa”, azienda leader del settore e in continua espansione, della quale dal 1980 è proprietario assieme ai figli Ennio e Mauro.

Il commendatore Manuzzi che nel 1988 ha costituito la “Fi.Ma. Srl”, una holding destinata al controllo della maggior parte delle attività della famiglia, è stato consigliere della Casa di Risparmio di Cento e componente del Comitato di gestione dello stesso istituto di credito e ha avuto incarichi di rilievo anche nell’Unione provinciale degli agricoltori. Nel 2001 il comune di Sant’Agostino gli ha conferito la cittadinanza onoraria per il suo importante contributo alla crescita dell’economia della zona.  Consegnò a Manuzzi il meritato riconoscimento il neo presidente dell’Associazione Stampa di Ferrara, Andrea Botti.

2003 Istituto di Cultura Casa Cini

L’Istituto di Cultura Casa Cini di via Boccacanale di S. Stefano, attivo à Ferrara da mezzo secolo, fino ai primi anni Ottanta è stato gestito dai padri Gesuiti che attraverso un intenso e proficuo lavoro trasformarono gli splendidi spazi del trecentesco palazzo cittadino in un importante punto di riferimento e di formazione per tanti giovani. Dal 1984, anno in cui i Gesuiti lasciarono la città per esigenze improrogabili della loro Compagnia, la direzione della Casa venne assunta dalla Diocesi di Ferrara che, sempre aperta e sensibile ai valori della cultura, del confronto e della positiva costruzione delle capacità umane, la gestisce nel rispetto della volontà del donatore, il conte Vittorio Cini, il quale nel 1950 la diede in dono alla Provincia Romana della Compagnia dei Gesuiti. Per ricordare la memoria del figlio Giorgio “perché servisse in perpetuo ad accogliere i giovani residenti a Ferrara, già avviati agli studi medi e universitari, affinché fiancheggiando i naturali compiti delle rispettive famiglie, fosse dato ad essi il miglior impulso a una preparazione culturale e à una piena formazione educativa e morale“.

Fin dal momento dei passaggio alla locale Diocesi, Casa Cini è diretta da don Franco Patruno, che in quasi due decenni ha promosso innumerevoli e apprezzabili iniziative che hanno contribuito à un importante confronto, non solo ecclesiale, tra opinioni e ideologie diverse. Momenti di approfondimento tesi alla conoscenza dell’uomo del nostro tempo, attraverso indagini teologiche, filosofiche, sociali e artistiche. Il raggio di apertura che caratterizza le attività dell’Istituto di Cultura Casa Cini, costituisce una risposta a molteplici domande stimolate da una società che appare sempre più complessa. E proprio attraverso la lettura in profondità delle diverse culture che si possono trovare risposte esaurienti a quesiti che a volte sembrano irrisolvibili. Grazie all’impegno profuso da don Franco Patruno e dai suoi collaboratori, l’Istituto è riuscito ad allestire già da tempo, una galleria d’arte nella quale vengono ospitate rassegne di pittura, scultura, fotografia e anche momenti ed incontri dedicati all’arte sacra, agli spazi espositivi, che in alcune occasioni hanno accolto sezioni di grandi mostre organizzate dalle civiche gallerie di arte moderna, sono occasione per la conoscenza e la valutazione di giovani artisti emergenti, nonché per il recupero di artisti troppo presto dimenticati. in questi ultimi anni l’Istituto Casa Cini ha sviluppato un impegno sempre più qualificato, reso possibile anche dalla disponibilità e dalla sensibilità dei molti giovani che, facendo proprie le finalità dell’Istituto, hanno favorito l’ampliamento delle iniziative.

Al direttore don Franco Patruno va anche riconosciuto il merito di avere contribuito all’inserimento nel tessuto Culturale della città di diversi collaboratori e consulenti, “cresciuti” al suo fianco in quel grande laboratorio di idee che è Casa Cini.

2004 Oscar Massei

Oscar Massei è ricordato unanimemente come il calciatore di maggior classe che la Spal abbia mai avuto. Ha giocato per nove anni consecutivi con la maglia della squadra biancazzurra nell’epoca esaltante della serie A sotto la presidenza del mitico Paolo Mazza e qui a Ferrara ha concluso la sua brillante carriera con questi numeri: 244 partite giocate, 210 delle quali nella massima divisione e 52 reti messe a segno. Massei, che divenne presto l’uomo più rappresentativo della Spal di quegli anni ormai lontani ma ancora molto vicini nel cuore dei tifosi, giunse a Ferrara nell’estate del 1959 dopo avere giocato nell’Inter,  e nella Triestina. Nato a Buenos Aires, il grande calciatore una volta inserito nelle file della Spal entrò in cabina di regia portando la squadra, già nel campionato 1959-1960, al quinto posto della classifica finale, distanziata di pochissimo dalle “grandi” società metropolitane. Fu questo il risultata più importante e di maggior prestigio ottenuto in serie A dalla formazione di Mazza. Per il suo grande carisma e per le sue doti tecniche, Oscar Massei divenne presto capitano della squadra conservando i meritatissimi galloni fino al campionato 1967-1968, stagione del suo congedo da Ferrara.

A fianco di Massei fece le sue prime esperienze in serie A un adolescente arrivato dal Friuli, quel Fabio Capello che, entrato alla corte di Mazza a soli 15 anni, divenne un campione dalle caratteristiche tecniche molto simili a quelle del suo capitano. Massei vive con la moglie e i figli a Milano e continua a seguire con un pizzico di nostalgia la Spal attraverso le cronache dei giornali e, quando gli è possibile, anche più direttamente, sui campi della Lombardia.

Sebbene sia trascorso molto tempo, a Ferrara Oscar Massei per i tifosi, soprattutto quelli non più giovani, continua ad essere uno de più amati simboli della squadra cittadina dei gloriosi anni Sessanta.

2005 Ente Palio Citta di Ferrara

Il Palio di Ferrara, come con fermano le fonti storiche, è il più antico del mondo, in quanto venne istituzionalizzato nel 1279, delle corse del Palio è rimasta memoria negli splendidi affreschi del Salone dei mesi di Palazzo Schifanoia. Radici lontanissime dunque che hanno visto manifestazione in costume andare avanti per secoli, salvo alcune interruzioni, durate anche lunghi periodi e legale principalmente alle guerre. Nei primi anni Trenta del secolo scorso fu Guido Angelo Facchini, scrittore e dinamico organizzatore ferrarese, a tentare di ridare vigore alla tradizione estense del Palio che però, dopo alcune edizioni, subì una nuova battuta d’arresto. Solo dal 1967, grazie alla passione e all’abnegazione di Nino Franco Visentini prima e di Vincenzo Caputo poi, nella suggestiva cornice di piazza Castello tornò ad echeggiare il grido festoso “Este viva!”. Venne presto ricostituito l’Ente Palio città di Ferrara, di cui attualmente è presidente l’on. Dario Franceschini, e in breve giợchi, corse e parate in costume, finalmente appoggiati e sostenuti anche dalle istituzioni locali, ebbero la possibilità di riorganizzarsi, grazie soprattutto all’impegno di tanti giovani e di volontari delle otto contrade di Ferrara che, sotto la spinta dell’entusiasmo e della coesione, hanno portato il Palio agli attuali livelli.

 Siamo di fronte a una realtà tesa ad innovare continuamente la sua macchina organizzativa, che ha contribuito a migliorare sempre più la manifestazione ora conosciuta a livello europeo, una preziosa risorsa per la città di cui tutti debbono andare fieri. Lo dimostra la partecipazione non solo dei ferraresi, ma anche di tantissimi turisti che, anche nell’edizione che si è conclusa da poco, hanno affoliato piazza Ariostea per le corse più attese, piazza Municipale per i giochi delle bandiere e corso Ercole d’Este, dalla Porta degli Angeli fino al Castello, in occasione del suggestivo corteo storico culminato nella cerimonia dei giuramento. Una sfilata a cui partecipano non meno di 1300 figuranti in rappresentanza della Corte e degli otto borghi che si contendono i Palii e che nelle sedi delle contrade aggregano centinaia di ragazzi.

2006 Gianni (Gian Antonio) Venturi

Ferrarese di origine, Gianni Venturi è ordinario di Letteratura italiana alla Facoltà di lettere dell’Università di Firenze. Si è laureato nella stessa Università sotto la guida di Walter Binni, tra i grandi. della critica contemporanea. Il maestro di cultura e di vita che Venturi riconosce come il più importante, è stato Claudio Varese. Il libro su Cesare Pavese, tratto dalla sua tesi di laurea, è stato un successo editoriale (35 mila copie) a cui seguirono volumi e saggi su importanti autori del Novecento italiano: D’Annunzio, Morante, Bassani, De Pisis e altri minori. Il suo lavoro critico si è successivamente indirizzato ai rapporti tra la letteratura e le arti visive, privilegiando soprattutto Canova, di cui ha studiato i rapporti con la letteratura del suo tempo e con il suo maggior critico, il ferrarese conte Leopoldo Cicognara, del quale ha pubblicato il fondamentale carteggio con l’artista veneto. Altra specializzazione a cui il professor Venturi ha dedicato numerosissimi lavori, il rapporto tra la letteratura e l’arte del giardino. Per i suoi meriti “canoviani” è stato nominato Presidente del Comitato per l’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova.

Venturi si è molto interessato, come era ovvio per le sue origini ferraresi, alla civiltà estense fra arte e letteratura con saggio c interventi su Ariosto e Tasso, sulla civiltà estense e anche sugli altri aspetti della corte, Queste conoscenze gli hanno permesso di poter partecipare ai tanti comitati scientifici sugli Estensi e di curare personalmente aspetti e momenti di mostre e convegni su temi artistico – letterari: dalla mostra “Ariosto, Tasso e pittori del parlar disgiunto” in collaborazione con Andrea Emiliani, a quella su Dosso di cui ha curato il convegno internazionale svoltosi a Ferrara e recentemente alle esposizioni sugli Estensi di Bruxelles e Ferrara. Gianni Venturi ha partecipato inoltre, con saggi sui cataloghi, alla mostra sulla miniatura ferrarese e al volume di commento del fac-simile della Bibbia di Borso d’Este. Egli dirige l’Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara che si colloca, nel panorama internazionale, come il più importante centro di studi sul Rinascimento italiano, dopo quello di Firenze, la sua città di adozione, dove ha svolto un lavoro didattico impegnativo nei suoi corsi universitari: l’insegnamento di Dante, l’unico scrittore che per lui valga la pena di studiare sempre. E questo, ininterrottamente, da più di 15 anni, Venturi è stato chiamato nel Consiglio della Società Dantesca Italiana: carica che lui considera alla stregua dei premi più prestigiosi. Svolge poi un’intensa attività culturale in Europa e negli Stati Uniti, dove è stato visiting professor presso una importante Università. Oltre le cariche già accennate, Venturi è anche Presidente del Comitato scientifico dell’istituto di ricerca per gli studi sul Neocłassicismo di Bassano: presidente dell’Associazione Amici dei Musei e Monumenti ferraresi – per lui è l’incarico più amato – , è socio dell’Accademia Clementina di Bologna, è nel direttivo della Deputazione di storia patria di Ferrara ed è socio fondatore del Garden Club di Ferrara.

2ΟΟ7 Fondazione Carife

La Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara muove i primi passi nel 1992 traendo origine dalla Cassa di Risparmio di Ferrara, fondata nel 1838, di cui continua a perseguire gli scopi di sviluppo sociale ed economico del territorio, operando per statuto nei settori della Cultura, della Ricerca Scientifica, dell’Istruzione, della Sanità, oltre a mantenere le finalità di assistenza e tutela delle categorie sociali più deboli, sostenendo nel 2006 Un monte di richieste accolte per euro 6.128.020,84. Nella reciproca autonomia ed indipendenza, si è sin dall’inizio verificata una naturale e spontanea collaborazione fra la Fondazione e quelle realtà che sul territorio ferrarese istituzionalmente interagiscono nei suoi medesimi settori, come la Provincia, i Comuni, l’Università, le Soprintendenze. Ma non solo. I rapporti sono molto intensi anche con organismi privati, quali comitati, associazioni di volontariato e quanti altri operano nel perseguimento dei medesimi fini. Il settore dell’arte e della cultura è quello che maggiormente impegna la Fondazione: la città di Ferrara ne mostra tangibili

esempi negli importanti restauri della Basilica di Santa Maria in Vado, dell’affresco del Bastianino in Cattedrale e di quello de “La Resurrezione” presso l’Oratorio dell’Annunziata. Questi sono solo alcuni degli interventi che in questi ultimi anni hanno visto la Fondazione protagonista nell’ambito di un più vasto progetto di valorizzazione e promozione della città di Ferrara in collaborazione con gli Enti territoriali. Nel ripercorrere l’attività culturale della Fondazione non va dimenticato il suo basilare sostegno nell’organizzazione delle splendide stagioni concertistiche organizzate da Ferrara Musica e delle mostre allestite da Ferrara Arte. Tra questi fondamentali contributi spicca il restauro di San Cristoforo alla Certosa, per il quale è stata stilata un’innovativa convenzione fra la Fondazione e il Comune di Ferrara, secondo quanto sancito dal nuovo Codice dei Beni Culturali. Il Tempio, progettato alla fine del Quattrocento da Biagio Rossetti, subì nei secoli prima la spoliazione conseguente alle soppressioni napoleoniche e poi gravi danni inferti dall’ultimo conflitto.

2008 Carlo Bassi

2009 Patrizio Bianchi

Il professor Patrizio Bianchi, ferrarese doc, si è laureato all’ateneo di Bologna in Scienze politiche indirizzo politico – economico, a pieni voti, nel 1976, discutendo con Romano Prodi una tesi sul Sistema delle Partecipazioni Statali. Il suo cammino accademico evidenzia una intensa e qualificata attività di studio e di ricerca che lo porta a collaborare con diverse università italiane ed estere (Londra e Canton). Bianchi è stato, tra i fondatori, come presidente del Comitato Tecnico, della Facoltà di Economia a Ferrara e dal 2000 al 2004 è stato preside della stessa Facoltà, nonché coordinatore del Dottorato di ricerca in Economia.

Eletto Rettore dell’Università cittadina nel 2004. due anni più tardi è entrato a far parte del Comitato di presidenza della Conferenza dei rettori di cui, nello stesso anno, è divenuto presidente. Patrizio Bianchi, che lega il proprio nome a recenti opere di potenziamento e di qualificazione dell’ateneo estense, vanta importanti e prestigiosi incarichi nella comunità scientifica italiana e internazionale tra questi la presidenza del Comitato scientifico di Nomisma, la direzione della rivista “L’Industria”, il Comitato scientifico del Centro Alti studi sulla Cina contemporanea, il Comitato scientifico del Centro di ricerche sulle strategie industriali dell’Università di Birmingham, svolge inoltre altre attività professionali e numerosi sono gli incarichi del passato e del presente: la presidenza di Sviluppo Italia, membro del Consiglio di amministrazione dell’Iri e del Consiglio di amministrazione di Svimez, per lo sviluppo del Mezzogiorno e in quello locale di Sipro. Tra i riconoscimenti più recenti ricevuti da Bianchi, il Premio Basilicata. Sezione economia politica, con il libro “La rincorsa frenata”, il riconoscimento S. Giorgio della Camera di commercio di Ferrara. Il rettore Bianchi è autore prolifico come dimostrano le oltre duecento pubblicazioni su Riviste scientifiche nazionali ed estere e la trentina di libri e di saggi a sua firma. In corso di pubblicazione infine, da parte dell’editore Il Mulino, il volume “Le politiche industriali alla prova del futuro”.

Nel corso del suo mandato al vertice dell’Università di Ferrara. Patrizio Bianchi ha progettato su diversi fronti, una serie di interventi che confermano sempre più il carattere di Ferrara come città universitaria. un ambizioso obiettivo in linea con la mission di Ateneo riassunta nella definizione “Una Università di ricerca profondamente radicata nel suo territorio, pienamente inserita nella comunità scientifica internazionale, capace di essere leader a livello nazionale”.

 

2010 Paolo Zamboni

Il professor Paolo Zamboni, direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Azienda ospedaliera universitaria S. Anna di Ferrara, nel corso di lunghi anni di studi e ricerche condotte in stretta collaborazione con il dott. Fabrizio Salvi, dell’Unità di Neurologia dell’ospedale Bellaria di Bologna, è approdato a conclusioni di straordinario valore scientifico su cui si è concentrata l’attenzione del mondo della ricerca medica a livello internazionale. Stando agli importanti risultati ottenuti al termine di una prima sperimentazione pilota, Zamboni e il suo team hanno individuato una delle possibili cause della sclerosi multipla dopo avere constatato l’esistenza di una correlazione tra l’insufficienza cronica venosa cerebro spinale, meglio nota come CCSVI, e la grave malattia, spesso invalidante, della quale sono affette nel mondo circa 3 milioni di persone (poco meno di 60 mila in Italia).

Secondo i rilievi epidemiologici effettuati su gruppi di pazienti in Italia, in altri paesi europei e negli Stati Uniti, si evidenzia un’associazione di almeno il 90 per cento tra le due patologie. Nei pazienti affetti da insufficienza venosa cronica cerebro spinale, il cervello e il midollo spinale eliminano e drenano il sangue non ossigenato e le tossine con grande difficoltà. Tale insufficienza è determinata da restringimenti delle vene cerebrali che si rinvengono nei segmenti posti al di fuori del cranio, specialmente all’altezza del collo, del torace e dell’addome. Ciò spiega la ragione per cui questa malattia, associata alla sclerosi multipla, era sfuggita finora ai ricercatori, localizzandosi fuori dal perimetro del sistema nervoso centrale.

Lo studio del ricercatore concittadino ha mostrato come queste anomalie che incidono sul deflusso del sangue, si presentino più frequentemente nei pazienti affetti da sclerosi multipla. L’insufficienza cronica venosa cerebro spinale, diagnosticabile attraverso un particolare ecodoppler, permette altresì di operare mediante il trattamento sperimentale a livello endovascolare, aumenterebbe di 43 volte il rischio di sviluppare la malattia. Si interviene con una puntura endovenosa attraverso la quale viene fatto navigare un catetere guidato da un radiologo. Una volta raggiunte le vene ostruite, si procede alla loro dilatazione, gonfiandole con un palloncino introdotto con il catetere stesso. Sulla causa scatenante della sclerosi multipla individuata da Paolo Zamboni si è discusso anche al recente congresso europeo di Goteborg. Entro breve il Comitato etico del Ministero della Salute si dovrà pronunciare sull’avvio della sperimentazione ufficiale.

Paolo Zamboni, 53 anni, si è laureato in Medicina e Chirurgia a Ferrara nel 1982 ed è specializzato in Chirurgia Generale e Chirurgia Vascolare. Dal 1987 al 1982 è stato in forza come ricercatore all’Università di Sassari ed è attualmente ricercatore nel Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Anestesiologiche e Radiologiche dell’Ateneo ferrarese. Ha incarichi inoltre all’Università della California e in altri prestigiosi Centri universitari degli Usa.

2011 Il Precario

Il premio non è mai stato ritirato