Appello dei giornalisti per la libertà di stampa
Care lettrici, cari lettori,
il 19 dicembre scorso la Camera dei deputati ha approvato una modifica al codice di procedura penale
per vietare la pubblicazione delle ordinanze cautelari, integrali o per estratto, fino al termine
dell’udienza preliminare. Il testo, presentato da Enrico Costa (Azione), è stato votato da tutto l’arco
parlamentare, ad eccezione di M5S, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra.
Se anche il Senato dovesse approvare la norma, l’autonomia dei giornalisti sarebbe compressa.
Saremmo costretti a essere meno precisi, analitici e verificabili nel racconto di un atto che è pubblico
come la privazione della libertà personale, con il rischio di sapere molto poco fino all’udienza
preliminare, diversi mesi o anni dopo il presunto reato. Solo due esempi di inchieste giornalistiche che
hanno trovato, nella libertà di informare, ragioni per arrivare alla verità e dare giustizia: il caso di
Stefano Cucchi, la vicenda della funivia precipitata dal Mottarone.
Ne sarebbero danneggiati tutti: i cittadini che fruiscono le notizie, i magistrati, i legali di parte e chi è
sottoposto alla misura cautelare.
Dopo la riforma Cartabia sulla presunzione di innocenza, la pdl Balboni sulla diffamazione che prevede
ammende smisurate, la stretta di Nordio sulle intercettazioni, questo è l’ultimo tentativo di minare la
corretta informazione e si aggiunge a uno scenario reso sempre più fragile negli ultimi anni
dall’aumento del precariato nel mondo del lavoro giornalistico con pezzi pagati pochi euro, dalle
centinaia di stati di crisi con i quali gli editori hanno depauperato le redazioni e dal costante
arretramento economico per un contratto ormai fermo da anni. Un giornalista libero è un giornalista
che non ha bavagli, ma che è anche sicuro del proprio futuro lavorativo.
Respingiamo con forza il sottinteso che esiste dietro questa norma. I giornalisti raccontano e non
inventano, non sono «manettari», ma anzi contribuiscono a rendere vivo il campo della democrazia
con il loro lavoro di controllo su ogni potere. E non agiamo nell’illegalità: siamo sottoposti a un insieme
di regole penali, civili e regolamentari/ordinistiche che determinano la nostra professione.
Per la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, le Associazioni Regionali di Stampa e i Comitati di
redazione, quindi, questo è l’ennesimo bavaglio all’informazione, oltre che rappresentare un ulteriore
squilibrio nel nostro sistema giuridico e costituzionale. Il testo approvato va al di là delle disposizioni
europee e viola l’articolo 21 della Costituzione. L’amministrazione della giustizia in privato è sempre
una sconfitta per la democrazia. Da qui la richiesta al Presidente della Repubblica Mattarella di non
firmare una legge con una norma di questo tipo.
Diciamo no alla censura di Stato e siamo pronti a mobilitarci con tutta la categoria fino allo sciopero
generale per rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione, ma soprattutto il diritto di voi
lettrici e lettori di avere una giusta e corretta informazione.
FNSI – Federazione Nazionale Stampa Italiana – Sindacato Unitario dei Giornalisti Italiani